Il turno di reperibilità può essere qualificato come orario di lavoro? Dopo la Corte di Giustizia anche la Cassazione dice sì: il dipendente reperibile è “a lavoro” se i vincoli imposti incidono sulla possibilità di gestire liberamente vita e interessi privati

di M. A. Lonetti -
Secondo un ormai consolidato indirizzo giurisprudenziale, la reperibilità configura una obbligazione strumentale ed accessoria, qualitativamente diversa da quella lavorativa. Essa, infatti, non impedisce necessariamente il recupero delle energie psicofisiche del lavoratore, potendo esaurirsi nel mero rispetto dell’obbligo di attesa dell’eventuale chiamata del datore di lavoro, senza che a tale disponibilità segua l’effettiva prestazione. Si parla, in questo caso, di reperibilità passiva, che si distingue dalla fattispecie della reperibilità attiva, ossia l’ipotesi in cui il lavoratore, ricevuta la chiamata in servizio, raggiunga il posto di lavoro ed effettui la prestazione. Se n. . .